venerdì 30 aprile 2010

Pane e coraggio


PANE E CORAGGIO
di Ivano Fossati

Proprio sul filo della frontiera
il commissario ci fa fermare
su quella barca troppo piena
non ci potrà più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci possiamo ritornare.

E sì che l'Italia sembrava un sogno
steso per lungo ad asciugare
sembrava una donna fin troppo bella
che stesse lì per farsi amare
sembrava a tutti fin troppo bello
che stesse lì a farsi toccare.

E noi cambiavamo molto in fretta
il nostro sogno in illusione
incoraggiati dalla bellezza
vista per televisione
disorientati dalla miseria
e da un po' di televisione.

Pane e coraggio ci vogliono ancora
che questo mondo non è cambiato
pane e coraggio ci vogliono ancora
sembra che il tempo non sia passato
pane e coraggio commissario
che c'hai il cappello per comandare
pane e fortuna moglie mia
che reggi l'ombrello per riparare.

Per riparare questi figli
dalle ondate del buio mare
e le figlie dagli sguardi
che dovranno sopportare
e le figlie dagli oltraggi
che dovranno sopportare.

Nina ci vogliono scarpe buone
e gambe belle Lucia
Nina ci vogliono scarpe buone
pane e fortuna e così sia
ma soprattutto ci vuole coraggio
a trascinare le nostre suole
da una terra che ci odia
ad un'altra che non ci vuole.

Proprio sul filo della frontiera
commissario ci fai fermare
ma su quella barca troppo piena
non ci potrai più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci potremo mai più ritornare.

"Forse solo il silenzio esiste davvero"

Josè Saramago

giovedì 15 aprile 2010

Terzo momento di riflessione

Voglio la primavera
D'autunno cadono le foglie in un'esplosione di colori. Sanno che la terra le accoglierà e tornerà il momento di nuova vita.
Tornerà la primavera e tutto uscirà dal grigio piatto e uguale e tutto tornerà ad avere un colore ed un nome.
Le parole ora sono a terra come foglie d'autunno, morte, schiacciate, piatte e prive di valore, calpestate. Tornano a volare solo se tirate in causa da turbini di rabbia, violenza e indifferenza che le confondono, mescolano senza ragione. Basta. Voglio la primavera.
Abbiamo iniziato a calpestare i diritti di stranieri e di migranti perché hanno culture e storie, diverse e altre.
Poi ce la siamo presi con i poveri e i mendicanti perché hanno storie diverse e altre.
Ora chi tocca? alle persone disabili? perché diverse e altre?
E poi è il turno delle donne perché semplicemente altre.
E' qui il mio egoismo e la mia paura. Perché questa è la mia categoria e tu a quale categoria appartieni?
Basta voglio la primavera e voglio tornare a dare un nome, voglio smettere di ragionare per categorie.
Straniero, migrante, extracominutario, negro, mendicante, povero, accattone, barbone, disabile, handicappato, diversamente abile, donna, puttana, prostituta, gay, lesbica, frocio, omosessuale, leghista, comunista, fascista, pacifista.
Basta. Voglio la primavera, voglio tornare a dare un nome, voglio chiamarti per nome perché il mio silenzio è primavera. Il mio nome e' Gianna.

(riflessione del terso cerchio di silenzio a Trento)

venerdì 9 aprile 2010

15 aprile 2010 Cerchi di silenzio

venerdì 2 aprile 2010

Elegia del silenzio

"Silenzio, dove porti
il tuo vetro appannato
di sorrisi, di parole
e di pianti dell'albero?
Come pulisci, silenzio,
la rugiada del canto
e le macchie sonore
che i mari lontani
lasciano sul bianco
sereno del tuo velo?
Chi chiude le tue ferite
quando sopra i campi
qualche vecchia noria
pianta il suo lento dardo
nel tuo vetro immenso?"

(Federico Garcia Lorca, Elegia del silenzio)