L’Italia
che amo, che festeggio e che voglio costruire
ripudia la guerra,
lotta contro la povertà,
taglia le spese militari,
investe sull’educazione,
rispetta i diritti umani,
cura la Terra
Campagna "Appendi alla tua finestra la bandiera della Pace"
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Dopo qualche minuto di silenzio
Fermi sotto la pioggia in piazza Duomo
Si possono sentire tante cose
Che altrove non immagini neppure.
Nell’uggioso giovedì di novembre
Dopo un po’ senti una voce pettegola
E petulante nella sua insistenza:
E’ quella della pioggia sull’ombrello:
“Oggi comando io come ben vedi!”
- dice e ridice col suo ticchettio -
“Sono riuscita a fare selezione
E a farvi rimanere solo in pochi
Mai così pochi in questi giovedì
Nel cerchio!”
-“Pochi ma buoni”
- provo a interloquire -
Senz’aprir bocca, però ci capiamo.
E lei: “Voglio vedere se a dicembre,
E se riesco a trasformarmi in neve,
Anche quei buoni ci saranno ancora”.
Raccolgo la sfida e mi guardo intorno:
“Ci saremo anche a dicembre, vedrai”.
Giro l’ombrello e lascio la sua voce
A blaterar pettegola e noiosa.
Ascolto il sussurrar di tante voci
Che sol se taci le puoi percepire
Parole flebili di una speranza
Difficile.
P.R.
Anche a dicembre, tenaci abbiamo accolto e costruito il silenzio in piazza.
Abbiamo lottato contro il gelo e non la neve.
Auguri di buone feste!
Ci vediamo il 20 gennaio 2011
e se vuole venire anche la neve... sarà benvenuta!
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Dobbiamo essere fedeli e presenti anche nelle situazioni di conflitto, e aggiungo un ingrediente in più: silenziosi e soli. La fedeltà nelle situazioni di conflitto ci permette di fare questa strana esperienza del silenzio e della solitudine, che è bella soprattutto dopo tanto tempo, quando la ripensiamo. I conflitti non si risolvono parlando; sarà perché vengo da un mondo indigeno dove si parla poco, ma ho sperimentato che, se c’è un conflitto, la fedeltà è molto silenziosa. Non si tratta di un silenzio di paura, di intimidazione, ma di attesa; è un silenzio che coincide con lo scorrere lento del tempo, che è sentito come breve, perché è intenso.
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Lontano da ogni sospetto, BUON NATALE. Quando ancora le luminarie sono in allestimento, quando le vetrine non sono ancora in pomposa e vistosa festa, quando ancora non si vedono Babbi Natale appesi, quando ancora possiamo pensare che il Natale sia un dono e non è fare un dono. Auguri.
E se proprio dobbiamo fare un regalo, regaliamo il nostro silenzio che vuol dare struttura e profondità a tante cause, lotte, volti, attenzioni, preghiere. Regaliamo anche il nostro Grazie. Grazie a chi nonostante la pioggia ha fatto la decima ora di silenzio, grazie a chi continua a indignarsi e a non rimanere comodamente indifferente e lotta contro la negazione dei diritti umani. Grazie per PROVARE a SALVARCI, grazie per avere il coraggio di chiedere scusa, grazie per la forza di reagire, grazie per la fatica di cambiare e dare un significato diverso. Grazie a Arun, Jimi, Rachid e Sajad che hanno fatto alzare lo sguardo al cielo verso e oltre una gru come preghiera di accoglienza e grazie a chi ha cercato di non strumentalizzarli cercando il dialogo e non lo scontro. Grazie a Aung San Suu Kyi che dopo 15 anni di prigionia alla sua liberazione le SUE parole sono di speranza, libertà, responsabilità e non di rancore e rabbia.
Grazie a chi anche qui, con piccoli passi oltre il silenzio dà voce alla speranza.
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Il nostro cerchio di silenzio è una forma di comunicazione. E' una protesta verso le ingiustizie che accadono nel mondo.
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